lunedì 16 gennaio 2017

L'inspiegabile downgrade che DBRS ha rifilato all'Italia

Viene riprodotto di seguito per intero l'articolo che il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ha pubblicato pochi giorni sul proprio quotidiano, e collegato all'agenzia di rating canadese DBRS.

Se pure il Canada ci dà mazzate

di Alessandro Sallusti

Quando si dice: piove sul bagnato. Ieri l'agenzia di rating canadese Dbrs, a noi sconosciuta, ha declassato l'Italia da «A» a «B» per via della sua instabilità politica.

E fino a qui nulla di grave, l'opinione pur rispettabile dei canadesi non può certo turbarci il sonno. Ma c'è l'inghippo. Dbrs è una delle quattro agenzie di rating che compongono, non ho idea per quale ragione, una sorta di tribunale internazionale della finanza. E una delle regole di questa «entità» è che se tutte e quattro le agenzie tolgono la «A» a un Paese, questi deve pagare dazio. Ebbene, i canadesi erano gli unici che fino a ieri mostravano fiducia nell'Italia, il che ci permetteva di evitare sanzioni. Ora non più, e la conseguenza è che, automaticamente, i nostri Bot vengono pagati meno agli istituti di credito che li hanno in pancia e che li danno in garanzia alla Banca Centrale in cambio di prestiti. Morale: in un sol colpo il sistema bancario italiano, già traballante se non peggio, ha perso trenta miliardi di liquidità.

Non so dire cosa ne sappiano i canadesi della nostra «stabilità politica» e se hanno chiaro che noi siamo un Paese instabile fin dalla fondazione, oltre 150 anni fa. Instabile, ma grande al punto di diventare la settima potenza economica mondiale - almeno finché abbiamo potuto fare di testa nostra, cioè allo sciagurato giorno in cui abbiamo firmato l'entrata nell'euro a condizioni capestro. So però che al tribunale di Trani è in corso un processo nel quale stanno emergendo tutte le schifezze che le «prestigiose» agenzie di rating hanno fatto nel 2011 per condizionare la politica italiana e far cadere con l'arma dello spread il legittimo governo Berlusconi.

Noi non saremo dei santi, ma quel «tribunale del rating» è sicuramente frequentato anche da mascalzoni, trafficoni, gente senza nome e volto al servizio di non si sa chi. Per intenderci, «esperti» che nel 2007 avevano garantito il mondo sulla solidità della Lehman Brothers, la banca americana che fallendo innescò la crisi nella quale ci troviamo. E poi la Fiat che rischia la crisi per le vendette tra Trump e Obama, i canadesi che ci danno una mazzata a freddo, la Germania che ci controlla i conti. Io non sono un esperto, ma qui o recuperiamo almeno in parte la sovranità oppure siamo fritti. Beati gli inglesi, che da quando se ne sono andati per i fatti loro hanno ripreso a crescere alla grande.